Dal silverskin a imballaggi sostenibili:
il progetto di ricerca rECOBIOpack
Il caffè è una delle bevande più consumate al mondo e la seconda merce più scambiata dopo il petrolio.
l’Italia è il quarto Paese al mondo per l’importazione di caffè verde e il sesto per l’export di caffè torrefatto grazie alla presenza sul territorio nazionale di oltre 800 torrefazioni.
Sebbene l’obiettivo principale dell’industria del caffè sia la conversione dei chicchi del caffè nella sua rinomata bevanda, il potenziale degli scarti generati attraverso i diversi metodi di lavorazione del caffè, è già stato riconosciuto e affrontato. Circa il 90% della drupa (o ciliegia) del caffè viene, infatti, scartato per ottenere il chicco finale, tostato e poi macinato.
L’obiettivo è quello di ridurre l’impatto ambientale degli scarti prodotti dall’industria del caffè, attraverso una corretta strategia di gestione, in cui il loro utilizzo come materia prima a basso costo, consenta l’ottenimento di vari prodotti di alto interesse commerciale, sviluppando un processo sostenibile.
Il caffè è una delle bevande più consumate al mondo e la seconda merce più scambiata dopo il petrolio.
l’Italia è il quarto Paese al mondo per l’importazione di caffè verde e il sesto per l’export di caffè torrefatto grazie alla presenza sul territorio nazionale di oltre 800 torrefazioni.
Sebbene l’obiettivo principale dell’industria del caffè sia la conversione dei chicchi del caffè nella sua rinomata bevanda, il potenziale degli scarti generati attraverso i diversi metodi di lavorazione del caffè, è già stato riconosciuto e affrontato. Circa il 90% della drupa (o ciliegia) del caffè viene, infatti, scartato per ottenere il chicco finale, tostato e poi macinato.
L’obiettivo è quello di ridurre l’impatto ambientale degli scarti prodotti dall’industria del caffè, attraverso una corretta strategia di gestione, in cui il loro utilizzo come materia prima a basso costo, consenta l’ottenimento di vari prodotti di alto interesse commerciale, sviluppando un processo sostenibile.
Lo sviluppo di una strategia che si avvicina all’obiettivo “zero waste”, in grado di utilizzare completamente la preziosa biomassa del silverskin, la pellicola argentea che riveste il chicco di caffè, attraverso l’impiego di tecnologie sostenibili, è l’argomento di studio del progetto di ricerca rECOBIOpack, REcycling COffee wastes: BIOprocessing and green chemistry cascades towards functional additives for food PACKaging, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) per il programma “Progetti di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN)”.
Gli studi sono condotti presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali (ESP) e il Dipartimento di Scienze per gli Alimenti, la nutrizione e l’Ambiente (DeFENS) dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Il progetto rECOBIOpack si avvale di tecniche di estrazione e trasformazione sostenibili dal punto di vista ambientale, per sfruttare il potenziale del silverskin nella preparazione di materiali innovativi da imballaggio per alimenti. Il componente principale di questi imballaggi sarà ottenuto dalla frazione di cellulosa, mentre i lipidi, i fenoli e le proteine estratte, verranno aggiunte per modulare le proprietà del biomateriale. Quest’ultimo sarà poi caratterizzato per valutare le proprietà funzionali più rilevanti, ovvero: impermeabilità ai gas, resistenza, idrofobicità della superficie, proprietà ottiche, antiossidanti e antimicrobiche.
Sarà inoltre valutato l’impatto socio-economico del progetto analizzando sia l’impatto sui costi di produzione, che la possibilità dei consumatori a pagare gli imballaggi bio-based ad un prezzo maggiorato.
Il progetto rECOBIOpack si avvale di tecniche di estrazione e trasformazione sostenibili dal punto di vista ambientale, per sfruttare il potenziale del silverskin nella preparazione di materiali innovativi da imballaggio per alimenti. Il componente principale di questi imballaggi sarà ottenuto dalla frazione di cellulosa, mentre i lipidi, i fenoli e le proteine estratte, verranno aggiunte per modulare le proprietà del biomateriale. Quest’ultimo sarà poi caratterizzato per valutare le proprietà funzionali più rilevanti, ovvero: impermeabilità ai gas, resistenza, idrofobicità della superficie, proprietà ottiche, antiossidanti e antimicrobiche.
Sarà inoltre valutato l’impatto socio-economico del progetto analizzando sia l’impatto sui costi di produzione, che la possibilità dei consumatori a pagare gli imballaggi bio-based ad un prezzo maggiorato .