Il silverskin: uno scarto prezioso dell’industria del caffè

Il chicco di caffè è rivestito da una pellicola argentea o silverskin che rappresenta il 4.2% del peso del chicco.

Durante il processo di tostatura, il chicco di caffè, essendo sottoposto a elevate temperature, tende a gonfiarsi, perdendo completamente il silverskin che lo riveste. 

Ogni anno in Italia l’industria del caffè produce 2400 tonnellate di silverskin, che può esser riutilizzato come materia prima in molti altri processi produttivi, grazie alla sua ampia disponibilità e alla sua composizione fitochimica.

Questo rifiuto industriale è noto dalla letteratura scientifica per essere un materiale ancora ricco di sostanze di interesse, come antiossidanti, caffeina e acidi grassi, con composizione variabile in funzione della specie e del luogo di coltivazione del caffè. Negli ultimi anni, infatti, il mondo scientifico internazionale si è mobilitato per trovare degli utilizzi alternativi per la valorizzazione del silverskin

È stato studiato per essere riutilizzato nell’industria alimentare come ingrediente a basso contenuto di grassi, ricco di fibre e fonte di proteine; nelle bioraffinerie come biomassa per la produzione di biobutanalo; nelle aziende che producono fertilizzanti da introdurre come ingrediente ricco di carbonio e azoto; come additivo per lo sviluppo di materie plastiche, sia come filler di matrici polimerica. 

Altri studi, invece, si sono focalizzati sull’utilizzo del silverskin sia per estrarre le componenti lipidiche e gli acidi clorogenici (che hanno un potente effetto antiossidante) da destinare all’industria cosmetica e nutraceutica; sia per l’estrazione della frazione di cellulosa per la produzione di carta

Chicchi di caffè prima della tostatura
Silverskin

Il chicco di caffè è rivestito da una pellicola argentea o silverskin che rappresenta il 4.2% del peso del chicco.

Durante la tostatura, il chicco di caffè, essendo sottoposto a elevate temperature, tende a gonfiarsi, perdendo completamente il silverskin che lo riveste. 

Ogni anno in Italia l’industria del caffè produce 2400 tonnellate di silverskin, che può esser riutilizzato come materia prima in molti altri processi produttivi, grazie alla sua ampia disponibilità e alla sua composizione fitochimica.

Questo rifiuto industriale è noto dalla letteratura scientifica per essere un materiale ancora ricco di sostanze di interesse, come antiossidanti, caffeina e acidi grassi, con composizione variabile in funzione della specie e del luogo di coltivazione del caffè. Negli ultimi anni, infatti, il mondo scientifico internazionale si è mobilitato per trovare degli utilizzi alternativi per la valorizzazione del silverskin

È stato studiato per essere riutilizzato nell’industria alimentare come ingrediente a basso contenuto di grassi, ricco di fibre e fonte di proteine; nelle bioraffinerie come biomassa per la produzione di biobutanalo; nelle aziende che producono fertilizzanti da introdurre come ingrediente ricco di carbonio e azoto; come additivo per lo sviluppo di materie plastiche, sia come filler di matrici polimerica. 

Altri studi, invece, si sono focalizzati sull’utilizzo del silverskin sia per estrarre le componenti lipidiche e gli acidi clorogenici (che hanno un potente effetto antiossidante) da destinare all’industria cosmetica e nutraceutica; sia per l’estrazione della frazione di cellulosa per la produzione di carta

Chicchi di caffè prima di essere tostati
Silverskin
Chicchi di caffè prima di essere tostati
Silverskin

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